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Stanotte ho fatto un sogno.

Avevo partorito. Ero stesa sul letto, consapevole di quello che era appena accaduto, ma senza sentire quel dolore che avrei dovuto sentire.

Mi mettono accanto un bimbo cicciotto, con un pagliaccetto azzurro. Da questo capisco che deve trattarsi di un maschietto. Mi dicono che lo devo tenere vicino per facilitare l’attaccamento madre-figlio. Struscio la mia guancia alla sua, mi sembra che il bimbo si blocchi, ma non accadde nulla di che. Nè al bimbo, né a me.

Lo portan via e anche io vado, come per uscire dall’ospedale.

Mi chiedo come sia possibile non avere dolore dopo aver partorito. Sono un po’ stralunata e perplessa.

Improvvisamente tutto cambia. Mi trovo ad una tavolata ed ho accanto mia cognata. Mi dice che ha visto il bimbo e che è bellissimo. Poi aggiunge “certo, non come l’altra. L’ho vista, era minuscola. Sono rimasta sconvolta”.

Resto basita, le chiedo come ha fatto a vederla. Lei mi dice che ha fatto formale richiesta e che è riuscita ad avere le foto.

Io comincio ad arrabbiarmi, gradualmente e sempre più intensamente. Dico che non è giusto, che non dovevano permettersi. Che non è possibile che io non l’abbia mai vista e lei sì, peraltro invadendo così tanto la mia privacy.

Dico a mio marito che, anche se mi dispiace per la pace familiare, intendo denunciarla.

Poi mi sveglio.

Rifletto da un po’ su questo sogno. Alcuni aspetti mi sono chiari, altri meno comprensibili.

Quell’uscita dall’ospedale l’ho veramente vissuta. Anestetizzata, emotivamente ed affettivamente.

Quel contatto, lieve, c’è stato quando Claudia è uscita dal mio corpo. L’ho sentita. E’ stato un attimo. Un attimo che non dimenticherò mai.

Poi c’è mia cognata, che dice di essere riuscita a vedere la sua bimba. Cognata che mi turba e disturba, in questo periodo.

Per il resto, non so. Non ho molte parole in questi giorni. Spesso sento che manca il fiato. Ma vado avanti. Indosso la maschera delle feste e vado avanti.